La ricerca è stata avviata nel 2019 all'interno del connaturato clima interdisciplinare del CRC Progetto Tarquinia in collaborazione con Simon Stoddart dell'Università di Cambridge e ha già attratto molti studiosi a livello internazionale provenienti dalle Università di Belfast, Cardiff, Dublino, Kiel, Maynooth, Frankfurt, Roma, Londra, Oxford, Bologna e Michigan e i primi risultati sono oggi pubblicati in uno specifico articolo accolto dalla prestigiosa rivista Nature Scientific Reports.
La ricerca si basa sull’elaborazione della baseline degli isotopi dello stronzio e dell’ossigeno ricavata dai resti antropologici, faunistici e naturalistici per identificare l’impronta locale o allogena dei resti organici, in parallelo con quanto è stato fatto per le produzioni ceramiche. La ricerca sui campioni include anche analisi aDNA per riconoscere in termini comparativi la natura locale o allogena degli individui sepolti nell’area sacra.
Il prelievo dei resti naturalistici ha comportato una ulteriore messa a punto dell’attrezzatura da campo dotata ora di un dispositivo per la flottazione dei numerosi campioni da strato archeologico raccolti nel corso degli anni.
Risultati attesi riguardano:
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In questo quadro è stato effettuato un importante prelievo all'interno di un pozzo etrusco nell'antica città di Tarquinia. Il prof. Luke Skinner dell’Università di Cambridge ha effettuato il carotaggio di una stalattite di 5 metri formatasi nei secoli coadiuvato dalla straordinaria l’azione dei Vigili del Fuoco del team Speleo Alpino Fluviale di Viterbo e con l’assenso della Soprintendenza competente. La stalattite è stata individuata alla Civita di Tarquinia nell’ambito della collaborazione Science@Tarquinia e i dati raccolti saranno elaborati al fine di comprendere il clima al tempo degli Etruschi. Obiettivo delle indagini è decifrare la storia contenuta nelle strutture fisiche e chimiche della stalattite e contribuire a dare informazioni in materia di cronologia, paleoecologia e clima dell’antica città etrusca» |